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La sede di Anci Lombardia, la Casa dei Comuni, ha ospitato l’incontro formativo del progetto InLav dell’Ambito di Milano. Come nelle altre occasioni, hanno aperto l’incontro le relazioni di Diego Coletto, docente presso l’Università Milano-Bicocca, e Paola Cavanna di Oim, Organizzazione internazionale per le migrazioni che fa parte del Sistema delle Nazioni Unite.

Coletto ha presentato le dinamiche dello sfruttamento lavorativo, dal lavoro sommerso alle forme di caporalato, confrontando i dati sulla base delle metodologie di rilevazione dei dati.

Il quadro legislativo sul fenomeno è stato invece il punto di partenza di Paola Cavanna che ha poi messo in evidenza gli indici che segnalano lo sfruttamento lavorativo degli stranieri residenti in Italia e i criteri che ne determinano la vulnerabilità.
Al centro della giornata, inoltre, sono stati gli interventi che hanno inquadrato l’organizzazione e l’attività del Pua di Milano.

Stefano Vitaloni, Coordinatore progetto InLav Milano, ha fatto il punto sui progressi del progetto InLav a Milano. “I mesi estivi sono stati mesi di intenso lavoro, in cui abbiamo svolto un grande lavoro di connessione, sia con gli enti della tratta che ci hanno aiutato nell’intercettazione, sia con i servizi che abbiamo chiamato in causa. Proprio su quest’ultimo aspetto si è declinato il progetto nell’ambito di Milano, cioè la forte volontà di creare connessioni tra servizi e InLav, favorendo una maggiore sinergia che ha portato a determinare risultati positivi”.

 

 

Sulla costruzione della rete si è soffermata Maria Chiara Gelosa, network manager Pua Milano. “All’interno dello sviluppo del progetto InLav Lombardia, per quanto riguarda Milano, è stata sicuramente molto importante la promozione della costruzione di una rete con gli altri servizi che operano sul territorio. Milano è una realtà che vede già la presenza di tanti servizi, di tanti enti. Quindi la nostra attenzione si è focalizzata su conoscere la situazione esistente, capire quali connessioni realizzare ed evitare il sovrapporsi di funzioni, lavorando per sviluppare sinergie. Parte di questa rete era già stata promossa da un lavoro precedente fatto dal Comune di Milano e questo ha sicuramente facilitato il nostro inserimento nelle reti del territorio. Inoltre, Milano è caratterizzata anche da diverse realtà del terzo settore, diversi sportelli di quartiere che abbiamo incontrato, sia per conoscerne l’attività sia per far conoscere il progetto. Questo ci ha permesso di attivare canali di possibili segnalazioni informali a cui peraltro fare riferimento per inviare casi che potevano richiedere il loro intervento”.

 

 

La rete dunque, non solo per ampliare le antenne di intercettazione, ma anche per offrire indicazioni che possano risolvere altri problemi, perché nella presa in carico, come ci ha detto Sofia Lawrence, tutor del Pua Milano, “un aspetto che abbiamo rilevato riguardava non solo i diritti in ambito lavorativo, ma anche la necessità delle persone prese in carico di migliorare la loro condizione abitativa e documentale. Per esempio, anche nel caso in cui la persona abbi un rapporto di lavoro che rientra nei termini di legge, spesso si trova ostacoli di carattere documentale, come il rinnovo della tessera sanitaria, del codice fiscale, l’apertura di un conto in banca. Grazie alla rete siamo riusciti a indirizzare le persone ai servizi idonei. Altro problema emerso è il rafforzamento della lingua italiana, servizio che mettiamo a disposizione, ma che è anche una forte richiesta da parte dei soggetti presi in carico perché c’è la consapevolezza che senza comprendere la lingua diventa tutto un po’ più difficile”.

 

 

Un antenna formale del Pua Milano per le intercettazioni è Mestieri Lombardia, come ci dice Edoardo Baraldi, operatore della sede Milano4. “Il nostro lavoro, una volta intercettate le persone, è quello di capire le eventuali necessità anche formative per meglio indirizzarle a potenziali inserimenti lavorativi. La collaborazione con InLav si è rilevata, a mio avviso, molto efficace, perché in molti casi ha permesso alle persone di prendere coscienza della situazione di sfruttamento lavorativo. Non solo, ma grazie alla rete a disposizione è possibile affrontare le numerose situazioni in cui i soggetti versano, per esempio questioni legali, e fornire loro un supporto a 360 gradi”.

 

 

Sergio Madonini

 

 

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