La sede di Anci Lombardia, la Casa dei Comuni, ha..
La lotta allo sfruttamento lavorativo nelle sue diverse forme, lavoro nero o grigio, lavoro irregolare, povero e così via, e la costituzione di Punti unici di accesso (Pua) che sono al centro del progetto InLav, sono stati accolti con grande interesse e attenzione dalle diverse realtà territoriali, andando a completare spesso un quadro di servizi rivolti alle marginalità assai ampio. Di più, la metodologia presentata da InLav, soprattutto nella fase di outreach e nella presa in carico, ha permesso in molti casi alle cooperative e associazioni del territorio di scoprire altri disagi in cui versano le persone contattate e offrire servizi che vanno oltre la tematica del lavoro e su cui queste realtà operano da tempo in modo significativo.
La presentazione del progetto InLav nei luoghi dove i cittadini di Paesi terzi sono soliti ritrovarsi si è rilevato utile, laddove assistenti sociali, educatori, psicologi, mediatori si sono posti in ascolto attivo e all’accoglienza, anche per conquistare la fiducia delle persone, portandole in molti casi ad aprirsi, fino a raccontare la loro storia di immigrazione, cui nessuno fino a quel momento si era interessato, spesso caratterizzata da debiti migratori o dalla necessità di far arrivare alle famiglie nei loro Paesi risorse economiche. Situazioni che in molti casi hanno spinto le persone ad accettare in lavori capestro. Ce lo ha confermato Luisa Tarantino, psicologa della Cooperativa Lotta contro l’emarginazione. “Nel momento in cui abbiamo incontrato questi cittadini, il focus principale era di fatto quello del lavoro, ma quando hanno compreso la nostra predisposizione ad accogliere le persona nella sua completezza si è aperto il dialogo e le persone si sono lasciate andare, raccontando la loro storia e i loro problemi”.
Un elemento utile e prezioso è stata la presenza di mediatori culturali, che hanno permesso alle persone contattate di esprimersi nella loro lingua madre. “Questo elemento ha fatto la differenza e dal lavoro facilmente se ci si è spostati ad altri bisogni che erano altrettanto importanti e a volte anche di più. Per esempio, raccogliendo la storia ci si è resi conto che c’erano problematiche sanitarie oppure questioni abitative urgenti e veramente emergenziali. Con il progetto InLav, la fase della presa in carico si è risolta spesso nell’occasione per far emergere, non solo situazioni di lavoro irregolare ma anche situazioni di grande vulnerabilità e di fragilità a livello sociale e in questi casi abbiamo cercato di offrire supporto, di indirizzare ai servizi competenti le persone”.
I dati Istat sull’immigrazione ci dicono che in questi anni è aumentato il numero delle donne che emigrano. Abbiamo perciò chiesto alla dottoressa Tarantino chi fra donne e uomini erano più propensi ad aprirsi, a raccontare la loro realtà. “Le donne sono state più propense al racconto, ad aprirsi. Con gli uomini bisogna fare un lavoro diverso, perché molto dipende dalla loro situazione, ovvero se sono singoli o fanno parte di un nucleo familiare. Nel caso di uomini single la priorità resta il lavoro, mentre nel caso di situazioni familiari, con la presenza di figli, è stato possibile aprire un dialogo più ampio, In questo caso donne e uomini si sono rivelati più disponibili a raccontare la loro storia, a porre in evidenza la globalità delle loro esigenze, soprattutto però le donne. La nostra attenzione alla globalità del contesto familiare ha permesso loro di aprirsi, di affidarsi maggiormente, con più facilità”.
Sergio Madonini
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ANCI Lombardia, nell’ambito del progetto InLav Lombardia..
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