ANCI Lombardia, nell’ambito del progetto InLav Lombar..
Lo sfruttamento lavorativo, fenomeno che interessa vari comparti produttivi e colpisce in modo particolare i soggetti più fragili e vulnerabili, è una questione da tempo al centro di diverse azioni: l’agenda politica cerca soluzioni, i governi centrale, regionale e locale promuovono progetti per contrastarlo, i media tengono alta l’attenzione su un problema che spesso ha ripercussioni complesse sull’intero Paese.
Si inserisce in questo percorso il progetto InLav – Integrazione Lavoro Lombardia (CUP E81D23000100001), nato dalla collaborazione tra Regione Lombardia, Anci Lombardia e Università degli Studi di Milano-Bicocca, che vuole attuare, nel territorio regionale, un intervento strutturato con la sperimentazione di Punti Unici d’Accesso (PUA) ai servizi dedicati al contrasto del lavoro irregolare e all’emersione del sommerso. L’iniziativa, partita con un Avviso pubblico emanato da Regione Lombardia, ha coinvolto 12 Ambiti Territoriali Sociali (ATS) lombardi nella sperimentazione del Modello InLav, rappresentati dalle ATS Alto e Basso Pavese, Bergamo, Carate Brianza, Desio, Sebino, Lecco, Mariano Comense, Milano, Somma Lombardo, Suzzara, Tradate e Treviglio.
Per favorire il confronto tra gli ambiti e considerare i prossimi sviluppi del lavoro, è stata organizzata una giornata di studio che ha visto la partecipazione di Giacomo Ghilardi, Vicepresidente Anci Lombardia, il quale è intervenuto per ribadire che di fronte a “un serio problema della nostra società, a una emergenza sociale come quella dello sfruttamento lavorativo, come istituzioni dobbiamo trovare strumenti per affrontare tutto ciò. Uno degli strumenti è sicuramente la Rete tra istituzioni e soggetti coinvolti, ma, in particolare, si deve investire sulla formazione”. Per Ghilardi la costruzione di “questi primi 12 punti di accesso per i lavoratori è un modo per individuare delle risposte”, perché “si va a individuare lo sfruttamento e a definire delle soluzioni”. Il Vicepresidente di Anci Lombardia ha quindi considerato come “Regione Lombardia, Università Bicocca e Anci Lombardia hanno messo in piedi un progetto importante, considerando che i 1.500 Comuni lombardi possono essere delle sentinelle accese sul territorio per monitorare e capire la situazione.” Infine, l’attenzione torna sulla formazione del personale, poiché “se importante è la rete, altrettanto importante è la disponibilità di esperti e di professionalità, che in un sistema formato da rete, istituzioni e competenze, possa far emergere irregolarità e problemi”.
L’evento è proseguito con l’intervento di Egidio Riva, dell’Università di Milano Bicocca e Responsabile scientifico del progetto, per il quale “abbiamo inteso la sfida legata a questo progetto sotto tre punti di vista: la collaborazione, non solo tra Comuni ma anche tra associazioni di Comuni e ambito universitario; la sperimentazione, che prevede di adottare servizi e modalità di lavoro innovative, non divise in rigide separazioni territoriali e operative; e, infine, la stimolazione del sistema lombardo ad adottare nuovi strumenti e servizi anche in chiave strutturale”. Per Riva, importante sarà lavorare sul principio del “capacity building, al fine di innervare il sistema lombardo con nuove capacità e competenze per fornire un servizio più efficace”.
Il contesto progettuale
InLav si inserisce in un contesto in cui il mercato del lavoro è notevolmente cambiato, soprattutto negli ultimi anni, con l’emersione di forme insolite di rapporti, definite spesso secondo “gradazioni di grigio” che descrivono la differenza tra situazioni formali e informali.
Queste dinamiche sono state delineate da Iraklis Dimitriadis, esperto di Anci Lombardia, che ha sottolineato gli aspetti qualificanti il lavoro informale, soffermandosi su come tale contesto intercetti la popolazione migrante che, per diverse ragioni, può essere incline ad avviare percorsi lavorativi informali.
Su questo tema ha preso la parola Riva, precisando come “il target elettivo di InLav è formato da migranti regolari e che il lavoro informale o irregolare è uno dei principali canali dello sfruttamento lavorativo”.
Gli aspetti legati agli strumenti giurisprudenziali per il contrasto del lavoro irregolare sono stati tratteggiati da Pietro Maria Sekules, esperto di Anci Lombardia, che ha ricordato come, proprio all’interno delle attività progettuali, è nata l’occasione per definire un vademecum (di prossima pubblicazione) che costituirà un supporto per individuare le diverse fattispecie del lavoro irregolare.
Le azioni possibili: InLav
Per tratteggiare un possibile intervento di emersione dello sfruttamento lavorativo attraverso un servizio sociale di prossimità è intervenuta Francesca Maci, esperta di Anci Lombardia, che ha evidenziato come “lo sfruttamento lavorativo è un fenomeno diffuso e sommerso”, e come per vincerlo si debbano risolvere alcune sfide, legate “all’invisibilità dei soggetti, alla paura delle vittime e alla difficoltà di accesso ai servizi”. È necessario quindi sviluppare un servizio di “prossimità, per superare i limiti degli approcci tradizionali”. Uno di questi è l’outreach: una attività sociale che supera gli schemi rigidi e impostati e si sviluppa quale “intervento radicato all’interno del territorio e che evidenzia come, più che nei servizi, noi dobbiamo essere là dove lo sfruttamento si manifesta, usando modalità di intervento diverse da quelle consuete”.
Stefano Toselli, Coordinatore Dipartimento legalità Anci Lombardia, ha considerato che “il progetto InLav rappresenta una grande opportunità per il protagonismo comunale, visto che guarda con particolare attenzione al lavoro degli Ambiti e quindi dei territori”.
Per potenziare però gli interventi sui territori, è stato messo a punto un modello formativo che prevede percorsi provinciali per la capacitazione degli operatori su tre livelli (individuale, organizzativo e territoriale). La formazione riguarderà il fare rete per identificare e contrastare lo sfruttamento lavorativo, l’identificazione e l’entrare in contatto con le situazioni di sfruttamento e, infine, la valutazione dei possibili interventi di contrasto allo sfruttamento e di supporto all’inclusione.
Un aspetto importante riguarderà la comunicazione per far conoscere il servizio sui territori ma anche per promuoverlo tra gli operatori. Gli strumenti comunicativi (quaderni operativi, allestimenti, pieghevoli, campagne, …) sono stati illustrati da Davide Lopresti di Anci Lombardia.
Il successo del progetto InLav si baserà, in particolar modo, sulla possibilità di attivare i territori e di aprire relazioni significative con gli Enti del Terzo Settore. Pertanto, su quanto accade a livello locale viene posta molta attenzione, come ha evidenziato Maria Antonia Molteni, esperta di Anci Lombardia, considerando che, proprio per accompagnare gli ambiti nella realizzazione dei progetti proposti, sono disponibili degli animatori territoriali.
Articolo di Lauro Sangaletti
Pubblicato sulla rivista Strategie amministrative | Dicembre 2024 – Gennaio 2025
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