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L’incontro formativo InLav a Lecco, nella sala provinciale Don Ticozzi, ha visto la partecipazione di molte realtà che operano sul territorio soprattutto nel campo dei servizi alla persona e del sociale.

A fare gli onori di casa per il progetto InLav, Maria Antonia Molteni e ad aprire l’incontro Linda Rondalli dell’Ambito territoriale di Lecco e Coordinatrice progetto InLav, che già avevamo incontrato al workshop di apertura in Regione Lombardia.

Rondalli ha subito evidenziato la situazione del progetto InLav a Lecco, riportando i dati di ottobre: “Il progetto in questo momento ha accolto 45 persone che sono state seguite dal Pua di Mestieri Lombardia Lecco nella sede del capoluogo e dallo Sportello Assistenti Familiari che ha sede Calolzio Corte. In quest’ultimo caso, la maggior parte delle persone seguite sono donne, anche in virtù della connotazione specifica dello sportello per i lavori di cura, e rientrano in una fascia di età tra i 25 e i 50 anni”. La maggior parte delle persone sono state seguite per le azioni specifiche dagli sportelli, mentre “il 9% è stato messo in protezione e sono state seguite vertenze sindacali”.

Nella fase di outreach sono state intercettate a settembre 172 persone, triplicando in pochi mesi il numero di maggio giugno scorsi, che, ha detto Randalli, “sono state informate e sensibilizzate sul tema dello sfruttamento lavorativo”.

Nel suo intervento, Linda Rondalli ha ribadito la concreta collaborazione con le realtà territoriali, fra cui l’amministrazione locale e i sindacati.

 

Abbiamo sentito, quindi, Michela Maggi, Coordinatore Ufficio di Piano Ambito Territoriale di Lecco, Comune di Lecco. “Il progetto InLav per questo territorio ha rappresentato una sfida nuova e importante perché ha consentito di porre al centro della riflessione il tema dello sfruttamento lavorativo e di mettere a sistema quegli interventi che già operano sul territorio. Vorrei ricordare anche la scelta precisa che ha portato ad aderire a questa sperimentazione di Regione Lombardia, e cioè il fatto di ragionare con gli attori del territorio, ma all’interno di un ecosistema che noi chiamiamo sociale, di reti, di servizi e di obiettivi della programmazione sociale. Quindi abbiamo coinvolto gli attori che con noi già collaborano, che fanno parte della della rete progettuale, per analizzare i bisogni, quello che emerge dal loro osservatorio, e coprogrammare le azioni anche per la sostenibilità futura di questi interventi, nella logica degli obiettivi del piano di zona che sono anche la scelta per cui l’ambito si è candidato a partecipare a questo progetto”.

 

 

Sul fronte sindacale abbiamo incontrato Roberto Friferio, membro nella segreteria della Cisl Monza Brianza Lecco, cui abbiamo chiesto un’opinione sul progetto InLav. “Si tratta di un progetto molto importante, che come organizzazione sindacale Cisl ci sentiamo assolutamente di sostenere. Il problema del lavoro nero tocca tutti i territori con le loro specificità e nel lecchese, dove fortunatamente non c’è un grosso carico di caporalato, il lavoro nero, o quantomeno grigio, è presente nei settori della logistica e dei pubblici esercizi. Come sindacato possiamo sostenere questo progetto, mettendo a disposizione la nostra competenza in materia di contratti lavorativi”.

 

 

Sempre dalla Cisl è intervenuta anche Michela Guzzi, operatrice per le politiche sociali, che ci ha raccontato l’esperienza sindacale nel lecchese. “Come Cisl, attraverso i nostri sportelli di prossimità e attraverso i nostri uffici politiche e sociali, cerchiamo di stare da sempre dalla parte delle persone più deboli, più vulnerabili, che spesso e volentieri sono cittadini extracomunitari. Tramite appunto i nostri sportelli di prossimità incontriamo le persone, le loro problematiche che sempre più spesso vanno anche oltre quelle più prettamente lavorative. Chi viene da noi chiede dignità, diritti, accesso ai servizi, salute, perché spesso le condizioni di precarietà di queste persone non garantiscono l’accesso alla cura o non lo garantiscono nella maniera adeguata. Il progetto InLav è importante perché va a a completare il quadro delle risposte che cerchiamo di dare sul territorio. Il lavoro di rete che stiamo facendo ci permette di intercettare sempre più persone e speriamo anche di di poter dare sempre più sempre più risposte”.

 

Sergio Madonini

 

 

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